Zahra o la nostalgia è una raccolta di poesie concepite tra il tramonto e l’alba, durante la notte, al compimento delle esperienze quotidiane, per sfuggire la frenesia della città e contemplare il cielo, per sfuggire il troppo e cercare la semplicità.Sono nate per cantare Zahra, la quale con il passare del tempo è diventata presenza, spirito, voce, la terra natale, Casablanca, le sue strade e le sue moschee.Le poesie qui riunite sono un tentativo di comprensione della realtà, non sono nate per raccontarla, ma per prendere una pausa da essa.
Zahra nacque in un giorno imprecisato agli inizi degli anni Cinquanta nella campagna di El Jadida, ad un centinaio di chilometri da Casablanca, dove si trasferì quando si sposò.
Ebbe sei figli, quattro femmine e due maschi.
Sono nato dal grembo di una delle sue figlie.
Non imparò mai a leggere e a scrivere, ma questo non è importante.
Ho vissuto con lei tutta la mia infanzia, l’ho vista piangere quando morì mio nonno, l’ho vista chiacchierare con le amiche, discutere con i figli e le figlie e ho conosciuto il rapporto che aveva con sua madre e le sue sorelle.
Nel 2007 mi sono traferito in Italia e lei era contraria. In quegli anni parlammo raramente al telefono, non riuscivo ancora a comprendere l’importanza della sua presenza nel cuore.
Nel 2012 chiuse gli occhi ed io li aprii per la prima volta, constatando di aver perso qualcosa di grande. Fu la nascita di un vuoto difficile da colmare.
Da quel momento non divenne più soltanto una nonna o una madre, ma il filtro attraverso il quale iniziai a guardare il mondo, con cui giudicare e dubitare, lodare e pregare, amare e abbracciare, divenne la nostalgia di qualcosa che si ebbe e che si vuole invano riavere.
Zahra negli anni divenne una presenza con cui dialogare, un interlocutore disposto ad ascoltare.
E’ il tempio dove ritrovo la serenità e la pace.
Immagine di copertina: Untitled, Ali Hassoun 1997
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